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Quando si parla di legalità, la scuola di Petronà non fa mai scena muta. E se proferisce parola, non si nasconde dietro frasi fatte.
Il dado è tratto. Venerdì 7 maggio alle ore 9.30 presso palestra scuola primaria, la professoressa Maria Falcone arriverà nel paese dei funghi e delle castagne per fare antimafia sociale nelle aule scolastiche.
La sorella del giudice del pool antimafia, anche presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, ha detto sì alla proposta del preside Antonio Mazza.
Qui dal dirigente scolastico Antonio Mazza in giù sono tutti persuasi del fatto che il fenomeno mafioso non è solo un fatto criminale, ma anche una questione economica e sociale. E la scuola non può girare la testa dall’altra parte, far finta di nulla.
Il convegno avrà come tema “ O noi o loro: meglio poveri che mafiosi”, lo si organizzerà, presso palestra scuola primaria, insieme al Comune di Petronà, primo cittadino Santino Bubbo, all’associazione di sole donne Insieme onlus e all’associazione Diapason. Ci sarà anche la preziosa collaborazione dell’Assessorato alla Cultura coordinato dall’assessore Giovanni Folino.
I discenti non vogliono arrivare impreparati all’ appuntamento e si stanno preparando a manifestare il loro diniego alla criminalità con i disegni, le poesie, la musica. Dalle scuole dell’infanzia alla primaria e alla secondaria: non solo Petronà, ma anche Cerva e Andali, tutt’ e tre facenti parte della stessa comunità educante. Sono tante, sono legittime le aspettative.
Non è la prima volta che l’Istituto comprensivo di Petronà fa prevenzione in fatto di legalità. Il tutto ha avuto inizio con l’attuale procuratore generale di Bologna Emilio Ledonne. Subito dopo, un caso unico nella lotta alla mafia come Peppino Impastato con il contributo del fratello Giovanni. Hanno detto la loro anche i ragazzi di Locri, quelli del movimento “E adesso ammazzateci tutti”. E c’è stato anche Salvatore Borsellino per parlare della strage di via d’Amelio dove ha perso la vita il fratello Paolo e i ragazzi della scorta. Ora si parla solo di Giovanni Falcone, uno che ha messo fine al mito dell’invulnerabilità di Cosa Nostra con 475 imputati, 120 omicidi scoperti, 360 condanne per un totale di 2665 anni di carcere e 19 ergastoli ai boss più influenti della mafia siciliana.
Ce n’è abbastanza per dire che la scuola di Petronà non considera la criminalità una maledizione piovuta dal cielo, una fatalità. Lo si capisce dando un’occhiata al progetto sulla legalità dove si legge che “ l’azione di contrasto alla criminalità – scrivono gli educatori- non è solo un problema delle forze dell’ordine, i militari usano strumenti repressivi, ma è compito della scuola prevenire fenomeni di devianza sociale, spiegando che non esiste il guadagno facile. E’ importante intervenire in tenera età: come pieghi il virgulto, così cresce la pianta.”
Parlare ai giovani, alla gente, raccontare come si arricchiscono i mafiosi: la scuola lo sente come un dovere per costruire una nuova coscienza, senza la quale si perde, ci si rassegna.
Enzo Bubbo
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