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Ci sono malattie che ti si attaccano addosso e ti cambiano la vita: quando si presentano, percepisci subito che il tempo che hai davanti sarà molto diverso da quello che hai alle spalle.
Una di queste malattie è il tumore, in particolare quello femminile alla mammella: innocuo se operato subito, sovente letale se cresce quanto non dovrebbe.
Se n’é parlato venerdì scorso in un convegno, promosso, nello strapieno auditorium “Silvano Talarico” di palazzo Colosimo, dalla locale Avis di concerto con l’Amministrazione comunale petronese, la Lilt e dall’Associazione calabrese malati oncologici “Ida Paonessa”.
Il movente primo dell’incontro, moderatrice la presidente Lilt di Catanzaro e provincia Concetta Stanizzi, è stato quello di indicare nella prevenzione la strategia migliore perché tempestività fa spesso rima con guaribilità. La prolusione è toccata a chi non indietreggia quando si tratta di fare prevenzione sanitaria sul territorio: il sindaco di Petronà Santino Bubbo; il presidente dell’ Avis di Petronà Franco Olivo e il presidente A.C.M.O. Aldo Riccelli.
Il contradditorio ha toccato il suo punto focale con le argomentazioni dei dottori del nosocomio “Pugliese-Ciaccio” Bonaventura Lazzaro e Francarlo Leone. Tutt’ e due gli specialisti, parlando di prevenzione e trattamento, hanno disquisito diffusamente sulle conseguenze del tumore alla mammella. Sono considerati tra i migliori professori calabresi in materia, anche perché coniugano alle qualità professionali quelle umane.
Quando serve fanno anche da psicologici invitando il malato a crederci anche quando è il primo a non essere più disposto a farlo. Sono momenti difficili in cui sembra difficile trovare la via d’uscita, eppure non mancano i casi che lasciano ben sperare.
L’oncologo Bonaventura Lazzaro ha asserito senza frasi fatte: “Occorre responsabilizzazione verso se stessi e gli altri. La diagnosi precoce nel tumore alla mammella è importantissima. La politica deve sapere che così facendo si risparmia tempo e risorse. Ogni anno si ammalano in Italia 40mila donne: il 90% può essere guaribile. Vent’anni fa si moriva, ora ci sono cure migliori e solo un caso su trentatre è letale, ma bisogna agire anche sugli stili di vita.”
Non meno persuasivo il chirurgo Francarlo Leone che fa un po’ come Arlecchino che scherzando scherzando rivela grandi verità:
“ C’è un nemico e urgono strategie di cui sono protagoniste le donne. Il tumore alla mammella fa più vittime di una guerra: 8mila l’anno nel nostro paese. Il 97% delle donne guarirebbe se facesse la diagnosi precoce. Oggi la chirurgia conservatrice ha fatto passi da gigante, ma è il tempo che recita una parte importante. Umberto Veronesi suole ripetere che un tumore alla mammella di 2 centimetri raramente non guarisce, uno di 5 centimetri raramente guarisce. La fase preclinica dura quasi 6 anni: c’è il tempo per una diagnosi attendibile.”
L’epilogo del convegno si è avuto con il contributo del parroco don Giorgio che ha espresso la sua opinione sul ruolo del volontariato mettendo l’accento sul fatto che “non deve celare secondi fini, ma va fatto senza un tornaconto e con generosità”.
I qualificati relatori hanno spesso edificanti parole per la locale Avis che in un paese di 3mila abitanti mette insieme 450 donatori: quando il volontariato incontra la sanità ci sono belle notizie per gli ammalati.
Enzo Bubbo
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